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Marco Brando, giornalista, scrittore e blogger, sulle pagine di "SenzaFiltro" parla di "un fantasma" o meglio di "un equivoco" che si aggira per le scuole italiane. Il 27 settembre 2020, alla ripresa delle lezioni brando inizia il suo "pezzo" scrivendo "Tutto nasce dalla recente “scoperta” della “didattica a distanza”, sull’onda dell’emergenza coronavirus. Per essere sinceri (a scanso di amnesie) non è una novità: in Italia ha avuto la sua apoteosi negli anni Sessanta, con la mitica trasmissione televisiva Rai “Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta”, organizzata col sostegno del Ministero della Pubblica Istruzione e basata su tecniche di insegnamento “multimediali” (filmati, supporti audio, dimostrazioni pratiche, disegni sulla lavagna per mano del maestro Manzi).
Però dopo più di mezzo secolo la “didattica a distanza”, nonostante il web da quasi 25 anni teoricamente ne favorisca la diffusione e l’evoluzione, è ancora un’esperienza invisa alla maggior parte degli insegnanti e dei burocrati della scuola. Soltanto grazie al lockdown si è trasformata improvvisamente (senza competenze diffuse in modo programmatico tra i docenti) nella scialuppa di salvataggio che ha permesso a scuole e atenei di garantire le lezioni con l’aiuto di smartphone, tablet e pc."
Per "SenzaFiltro" Brando ne parla con Roberto Maragliano (pedagogista, professore ordinario di Tecnologie dell’Istruzione e dell’Apprendimento all’Università Roma Tre ed esperto di nuove tecnologie in ambiente formativo) e Antonio Brusa (professore all’Università di Bari e autorevole esperto di Didattica della storia).
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