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Educazione e metaverso: la tecnologia digitale al servizio della didattica

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Quando si parla di metaverso, e in generale di rivoluzioni tecnologiche, dobbiamo immaginare una linea ipotetica nell’opinione pubblica.

A un estremo vi sono coloro che, travolti dall’entusiasmo, tendono a romanzare il cambiamento in atto, profetizzando una nuova età dell’oro, ricca di opportunità. Dall’altra, invece, ci sono gli scettici, che percepiscono la rivoluzione tecnologica come una minaccia a stili di vita più sani e genuini, basati sui tradizionali metodi di relazione.

La realtà però è diversa. E tra le due posizioni vi è una scala di grigi infinita e una vastità di sfumature. Il primo tabù da rompere, in questo senso, è quello della dicotomia tra reale e virtuale. Le nuove prospettive offerte dal web 4.0, infatti, andrebbero lette in quest’ottica.

Educazione e metaverso: oltre la didattica a distanza

La pandemia da Covid 19 ce lo ha dimostrato: milioni di famiglie in Italia si sono trovate a dover affrontare il fenomeno della Didattica a distanza (Dad). Il cambiamento è arrivato all’improvviso, colpendo atenei e istituti scolastici che, in poche settimane, si sono trovati a dover organizzare in autonomia lezioni ed esami da remoto.Quello che è accaduto ha mostrato una vulnerabilità sistemica.

Il mondo della formazione non può più permettersi di farsi trovare impreparata alle trasformazioni digitali della nostra epoca, se vuole perseguire l’obiettivo di garantire una didattica di qualità per le nuove generazioni.

Ed ecco che il tema della transizione digitale in ambito educativo è diventato centrale. Per usare una formula abusata: il cambiamento porta con sé diverse opportunità. Ma la DAD, come la conosciamo, non basta.

Hybrid Learning Spaces

A novembre del 2021, l’Università Federico II di Napoli è stato il primo ateneo italiano ad avviare la sperimentazione di Hybrid Learning Spaces. Si tratta di un modello di formazione misto: a distanza e in aula.

Il sistema di apprendimento misto consente agli studenti di poter accedere a dei veri e propri laboratori olografici a distanza. La tecnologia è fornita da Microsoft, che sta investendo molto in questo settore anche se più lontana dai riflettori rispetto ad altri (Meta).

Si tratta, dunque, di uno step evolutivo rispetto all’eLearning su Zoom che ha riguardato centinaia di migliaia di studenti negli ultimi due anni. Una prospettiva che tende a cancellare il concetto di didattica a distanza, ridotto a dei quadratini su un monitor e una lezione frontale.

In questo contesto, la didattica, anche se a distanza, si fonde con le lezioni in presenza e rende il modello di apprendimento immersivo.

Nell’ambito della formazione universitaria e specialistica, le nuove tecnologie sono già presenti. In diversi atenei italiani, ad esempio, vengono svolte esercitazioni su piattaforme come Body Interact, in grado di simulare in maniera reale un corpo umano e il decorso di malattie.

In questo contesto, sicuro e controllato, gli studenti delle professioni sanitarie possono apprendere liberamente, senza il rischio di incappare in errori per i pazienti reali.

Il modello da seguire sembra chiaro: puntare su metodi ibridi che siano un giusto mix tra didattica in presenza, realtà virtuale e Intelligenza Artificiale.


Educazione e metaverso: la didattica del futuro

A dirla tutta, il concetto di metaverso, in relazione ai processi educativi e didattici, non ha inventato nulla di nuovo in termini di nuove tecnologie. Da quando nelle nostre vite strumenti come smartphone e tablet sono diventati pervasivi, sono prolificate anche migliaia di applicazioni dedicate all’apprendimento.

Tuttavia, come spesso accade, comunità scientifica e mercato non viaggiano sugli stessi binari.

Secondo uno studio condotto dal Brooking Institution nel 2020, sulle oltre 80.000 applicazioni dedicate all’apprendimento per i bambini e scaricabili dai diversi store mobile, la maggior parte aveva recensioni fortemente negative.

Ciò è dettato dal fatto che, anche laddove ci fosse stata buona fede da parte degli sviluppatori, queste app contenevano invadenti messaggi pubblicitari che rendevano l’esperienza poco gratificante.

Più in generale, questi strumenti, se non sono accompagnati da una corretta consulenza e supervisione di esperti, formatori ed educatori, in fase di sviluppo rischiano di rimanere monche e non perseguire i principi educativi per i quali sono nate.

I ricercatori del Brooking Institution hanno immaginato un futuro prossimo in cui i giovanissimi possano muoversi in un ambiente virtuale, in grado di simulare veri e propri viaggi nello spazio e nel tempo.

L’immagine evocativa è quella di una classe di alunni che, grazie a visori di realtà virtuale possano muoversi su linee temporali e studiare, insieme agli insegnanti, la mitologia greca o altri eventi storici, con un approccio immersivo, ludico ed esperienziale.

Un apprendimento di questo tipo, orientato all’esperienza in prima persona, favorirebbe negli studenti l’apprendimento di tipo:

  • Attivo: i bambini sarebbero coinvolti direttamente nell’ambiente, senza ricevere passivamente nozioni e informazioni;

  • Coinvolgente: gli alunni partecipano direttamente agli eventi;

  • Integrato: l’ambiente di apprendimento è parte del mondo che li circonda.

  • Interattivo: ogni attività ludico-educativa è orientata all’interazione sociale, con l’ambiente e con gli altri.

Siamo già a quel punto? Ancora no, ma il futuro è più vicino di quanto possiamo immaginare. National Geographic, ad esempio, ha già sviluppato un’applicazione per Oculus che permette di viaggiare direttamente dal divano di casa.

Grazie al visore, è possibile scalare il Machu Pichu o fare kayak tra i mari dell’Antartico.

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