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Il nuovo mondo richiede una nuova formazione, ma l’Italia è indietro

Immagine del redattore: direttoredirettore

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Le figure professionali del futuro vanno preparate fin da oggi: come spiega Alfonso Fuggetta in “Il Paese innovatore” (Egea) serve apprendimento continuo e versatilità multidisciplinare. E tutti gli attori in campo (Stato e aziende) dovranno contribuire.

Uno dei problemi principali del Paese è la formazione dei nostri giovani (e non solo). Abbiamo una dispersione scolastica troppo alta, un livello medio di formazione basso, un’insufficiente focalizzazione sulle materie STEM, investimenti insufficienti, specialmente se si tiene conto che non si tratta di «mantenere in linea» un sistema che funziona, ma di recuperare con urgenza una serie di ritardi.

Eppure il dibattito su questo tema è troppo spesso distorto da alcuni errori e fraintendimenti di fondo che continuano a condizionare negativamente le scelte di imprese, decisori politici, lavoratori, giovani, media, insegnanti. In particolare, vorrei qui segnalarne alcuni che ritengo particolarmente critici.


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