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L’insopportabile distanza delle lezioni a distanza. Dobbiamo diventare visionari

Immagine del redattore: direttoredirettore

Foto di Jorge Kavicki Jkavicki da Pixabay

"Cari ragazzi ... Grazie per avere acceso e spento le videocamere, per aver fatto lezione in pigiama, per avere trovato il modo di copiare le verifiche sapendo, come lo sapevate prima, che non è giusto farlo, per esservi aiutati a vicenda, per avere commentato il nasone del prof che era troppo vicino al video, per essere stati comunque studenti, per avere capito che tantissimi insegnanti hanno provato a imparare qualcosa di nuovo per esservi vicini, che siete loro mancati infinitamente, che hanno inventato ad ogni videolezione qualche piccolo espediente per farvi sorridere e per farvi pensare, anzi per farvi pensare sorridendo." (dal saluto di Raffaele Mantegazza, docente presso Università Bicocca-Milano).

Un arrivederci a settembre cui fa eco il "saluto-riflessione-augurio" di Paola Mastrocola che sulle pagine on-line di "Lumina" bolla come "insopportabile distanza" perché dice che "Una cosa mi è stata sempre chiara, che scuola vuol dire che tu studente vai in un posto chiamato scuola e lì trovi una persona che ti fa lezione." (...) "E la lezione è una cosa molto particolare, una specie di miracolo che accade ogni giorno, in una classe, ..."

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