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La scuola a distanza non è democratica

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L’emergenza sanitaria e le misure di lock down hanno avvalorato l’assioma che il digitale non è solo una faccenda tecnologica, ma è un fondamentale servizio alle persone. La scuola sta facendo il possibile per proseguire le attività didattiche, ma la parte più debole e svantaggiata del nostro Paese è rimasta esclusa.

Antonio Guadagno, ingegnere, consulente informatico, docente, formatore in un articolo per le pagine web di "Agenda Digitale" (6 maggio 2020) analizza la situazione estremamente diversificata nelle diverse aree del nostro Paese e prospetta delle soluzioni per "evitare che il 20% rischi di rimanere ancora escluso; da settembre l’insegnamento potrebbe essere “blended”, un po’ in presenza e un po’ a distanza e le scuole, sicuramente non da sole, dovranno evitare di penalizzare di nuovo gli studenti più fragili, quelli privi di stimoli culturali familiari e sociali, con il rischio di incrementare la dispersione scolastica e le disuguaglianze nell’apprendimento."

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