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Nei decreti non si parla mai dei nostri figli e delle nostre figlie.

Immagine del redattore: direttoredirettore

Nella testimonianza, consegnata a Huffpost il 18 maggio 2020, Elisabetta Salvini, ricercatrice in storia contemporanea, esperta in womens's studies e pari opportunità

all'Università degli studi di Parma,

si intrecciano ricordi di lei alunna e osservazioni sui cambiamenti della figlia che dopo l'euforia della sospensione della scuola la vede ora spaesata e rassegnata alla scuola in casa.

Con l'autrice della lettera non ritroviamo nei decreti ministeriali i ragazzi che speravano che tutto finisse presto, che potessero tutti insieme fare la gita di fine anno, che progettavano di salutarsi e di salutare i loro insegnanti, come avevano sempre fatto e come avevano visto fare l'anno precedente da compagne e compagni che avevano festeggiato in pizzeria la fine della quinta e che si davano appuntamento , dopo le vacanze, per trovarsi davanti alle medie.


Noi, con le nostre età, possiamo dire di aver vissuto riti di passaggio (come quello dell'esame di quinta elementare o di terza media), possiamo ritornare a questi ricordi, e loro, che ormai si muovono "come un automa tra file, video e pdf, in un mondo di nozioni digitali e virtuali", cosa ricorderanno ma soprattutto cosa si aspettano, come pensano di iniziare il prossimo anno scolastico?


Stiamo, insieme a loro, muovendoci tra desiderio di uscire e preoccupazioni, siamo tentati di provare a riprendere e nello stesso tempo siamo inerti e incerti in attesa di conoscere garanzie di sicurezze per rientrare nelle aule.

Una domanda, intanto, ci sta tenendo compagnia: come saranno loro e come sarà per noi il loro primo giorno di scuola dell'infanzia? di prima "elementare"? di prima media? di prima superiore? (esseci)



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