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Le trasformazioni tecnologiche non richiedono cambiamenti solo del mercato del lavoro ma anche dell’istruzione. Per formare i nuovi profili di cui le aziende hanno bisogno per affrontare la sfida dell’industria e dei servizi 4.0 sono necessari percorsi di studio profondamente rinnovati. Serve dunque anche una nuova didattica e una sinergia più stretta tra la scuola e le aziende. In particolare nel settore dell’istruzione tecnica e professionale. Una ricerca dal titolo “Gli Its lombardi e il piano di sviluppo nazionale industria 4.0. Un primo bilancio”, realizzata da Adapt e Confindustria Lombardia, è dedicata proprio a questo cambiamento epocale che parte dagli Istituti tecnici superiori, che saranno destinatari di 1,5 miliardi di euro dal PNRR per il loro ulteriore potenziamento. “Parlare di questo segmento formativo – sostengono i ricercatori - vuole dire parlare delle transizioni dei giovani in uscita dai sistemi formativi verso la realtà del lavoro, della collaborazione tra questi due mondi e della capacità di fornire alle imprese professionalità in grado di governare attivamente i processi di innovazione tecnologica e organizzativa connessi alle trasformazioni di Industria 4.0”.
Nello specifico la ricerca si è concentrata sull’esperienza di 9 ITS beneficiari di un bando promosso da Regione Lombardia tramite il finanziamento del Ministero dello Sviluppo Economico consentendo di comprendere quali corsi sono stati attivati, con quale metodologia e con quale rispondenza rispetto alla domanda di imprese impegnate nella trasformazione dei processi digitali e “intelligenti”. Dai risultati è emerso che nell’offerta della didattica 4.0 sono emerse più ore di stage (47% del monte ore totale, contro il 43% della media nazionale e il 30% richiesto dalla normativa); più ore di formazione tenute da professionisti (il 75,2%, contro il 70% della media nazionale e il 50% richiesto dalla normativa); la centralità della fase di laboratorio come spazio centrale di apprendimento; il ricorso all’apprendistato di alta formazione e ricerca (per 4 Fondazioni su 9); l’utilizzo diffuso (anche a distanza) del design thinking. Da questo punto di vista, si è rilevata una maggior comprensione dei processi di industria 4.0 come fenomeno trasversale e impattante tutti i settori produttivi; la centralità dell’analisi dei fabbisogni formativi delle imprese e una continua collaborazione tra aziende ed enti formativi per progettare e costruire profili professionali a banda larg. L’introduzione di moduli formativi connessi a industria 4.0 anche negli altri corsi, con l’intento di renderlo sempre di più un tema trasversale; la proposta di progetti di formazione continua per i dipendenti aziendali bell’ottica di reskilling e upskilling. “Questa nuova impostazione didattica rivolta al cambiamento digitale dei processi – spiegano i ricercatori di Adapt – consente agli Its di diventare un fulcro dell’offerta di nuovi profili e mansioni di cui le aziende hanno bisogno sul territorio”. Ma non solo, in questo modo, si riuscirà ad avviare un processo di costruzione delle “competenze abilitanti” necessarie, profili professionali innovativi e reti plurali e partecipate su base territoriale.
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